Breve guida alle sostanze SVHC

Nel dialogo tra imprese ricorre spesso la richiesta di dichiarazioni sulla presenza/assenza di sostanze SVHC; addirittura – anche se non si tratta di sostanze vietate a priori – qualche cliente pone come specifica di acquisto che i materiali forniti non le contengano. E chi non è familiare con la materia non sa come comportarsi.

Se vi siete trovati almeno una volta a domandarvi cosa sono e cosa fare con le sostanze SVHC vi invitiamo a leggere questa breve guida, ricordando fin d’ora che ci sono precisi obblighi (di legge) da rispettare.

Cosa significa SVHC?

L’acronimo SVHC indica le Substances of Very High Concern, ovvero le sostanze che danno adito ad elevata preoccupazione per i loro effetti gravi sulla salute umana e/o sull’ambiente.

Queste sostanze sono anche note come sostanze di Candidate List perché costituiscono l’elenco delle sostanze candidate ad entrare in un più complesso percorso regolatorio, quello dell’autorizzazione REACH.

Come nascono le sostanze SVHC?

Le sostanze SVHC nascono in seno al Regolamento REACH, con la duplice finalità di:

  • garantire che i rischi relativi alle sostanze estremamente problematiche (SVHC) siano adeguatamente controllati durante tutto il loro ciclo di vita
  • promuovere la progressiva sostituzione delle sostanze SVHC con alternative adeguate (sostanze meno pericolose, nuove tecnologie e processi), laddove siano disponibili alternative tecnicamente ed economicamente fattibili.

Identificare chiaramente le sostanze chimiche che destano elevate preoccupazioni, inserendole in una lista pubblica, è stato il primo passo per perseguire questi obiettivi.

Il secondo passo è stato quello di regolamentare queste sostanze con disposizioni particolari e specifiche, che interessano i produttori, i distributori, gli utilizzatori a valle, i produttori di articoli, i consumatori e infine coloro che trattano i rifiuti.

Quali sono le sostanze SVHC?

La lista delle sostanze SVHC è pubblicata sul sito dell’ECHA, che è la sola fonte ufficiale; la lista – più di 200 sostanze oggi – viene aggiornata ogni sei mesi con l’aggiunta di nuove voci in base al progredire delle conoscenze scientifiche.

Le SVHC comprendono sostanze cancerogene, mutagene, tossiche per la riproduzione, bioaccumulabili, persistenti nell’ambiente e/o che agiscono come interferenti endocrini. Occorre però fare attenzione a non generalizzare, perché non tutte le sostanze con queste proprietà sono SVHC: la lista delle sostanze SVHC include solo quelle identificate come maggiormente preoccupanti secondo criteri ben definiti.

Quali sono gli obblighi?

Per semplicità, è possibile distinguere gli obblighi in base alla natura dei materiali che contengono una o più sostanze SVHC:

  • se si tratta della sostanza tal quale o di miscele che la contengono, gli obblighi riguardano le schede di sicurezza (SDS), che devono essere fornite ai clienti – attivamente o su richiesta, a seconda dei casi – e che devono riportare indicazioni particolari in merito
  • se invece si tratta di articoli, tutti i soggetti coinvolti nella catena di fornitura hanno l’obbligo di comunicare ai destinatari – attivamente o su richiesta, a seconda dei casi – informazioni sulle sostanze SVHC presenti nell’oggetto fornito che ne garantiscano l’uso sicuro.

Non solo. I produttori e gli importatori di articoli hanno due obblighi in più: (i) trasmettere una notifica all’ECHA se l’articolo contiene una sostanza SVHC che non sia già stata registrata per l’uso specifico (se in quantità totali superiori a 1 tonnellata/anno e in concentrazione ≥ 0.1% p/p) e (ii) notificare al database europeo SCIP la presenza delle sostanze SVHC nei propri articoli.

Ogni soggetto è responsabile in prima persona di ottemperare correttamente ai propri obblighi; tuttavia, è evidente che tutto funziona meglio se ci sono consapevolezza e collaborazione lungo tutta la filiera.

Ci sono modelli standard per le dichiarazioni SVHC?

Sì e no.

Sì: il formato della scheda di sicurezza è standard, così come è standard il formato elettronico per comunicare con ECHA e per caricare le informazioni nel database SCIP.

No: non ci sono formati obbligatori per comunicare ai propri clienti la presenza di sostanze SVHC negli articoli. Le informazioni, tuttavia, devono essere trasmesse in modo corretto, in funzione della numerosità delle sostanze, delle parti dell’articolo nelle quali sono presenti e delle precauzioni che devono essere adottate per evitare rischi. Occorre tenere traccia delle comunicazioni inviate, delle informazioni in ingresso che hanno costituito la base della comunicazione ai clienti e aggiornare la documentazione ogni qualvolta si disponga di nuove informazioni.

Troppo complicato?

Le normative non sono mai semplici ma con l’esperienza è possibile rendere lineari anche i percorsi più complessi; da anni Toxicon assiste le imprese – grandi e piccole – sul tema delle sostanze SVHC.

Vi proponiamo di contattarci per commentare insieme la posizione della vostra impresa e per sciogliere i vostri dubbi sulle azioni da intraprendere: una conversazione telefonica di orientamento, senza oneri economici, è il nostro modo per essere – realmente – al fianco delle imprese.